Tributo a Nuvolari

"Il più grande corridore del passato, del presente e del futuro." Così, Ferdinand Porsche definì il mantovano volante.
Per Enzo Ferrari fu "un fascio di nervi, spiccio e caustico".
Il mito Nuvolari è sempre vivo, corre a fianco dei piloti di oggi e sfreccia nella fantasia di un customizer come Mirko Perugini, che gli dedica un poetico omaggio.

La sete di velocità, la sfida al destino e alla morte sono antiche quanto l’uomo. Nelle due ruote e nelle competizioni trovano uno scenario esaltante, drammatico e talvolta tragico: coinvolgono i più coraggiosi, ne celebrano le imprese, ne cantano le vittorie e accettano le sconfitte.

Correndo al limite delle capacità umane e delle potenzialità del mezzo meccanico si affina la ricerca e nascono miti, alcuni dei quali travalicano le epoche e rimangono vivi nell’immaginario collettivo quando il rombo dei motori è ormai un’eco lontana. Questo è il caso di Tazio Nuvolari, nato nella campagna mantovana nel 1892 e destinato a divenire uno dei più grandi piloti di tutti i tempi.

L’ammirazione di piloti, tecnici e appassionati si rinnova generazione dopo generazione tanto che un customizer come il bresciano Mirko Perugini, noto col nome d’arte di Gallery Motorcycles, oggi gli dedica la propria opera più importante: un potente, esile e postmoderno bolide a due ruote.
”Non ho mai avuto velleità di corridore ma, come forse ogni meccanico, ho sempre sognato di portare sul gradino più alto del podio un pilota importante, costruendo per lui la moto più bella, la più veloce. Altri avrebbero voluto far parte di scuderie prestigiose, lavorando magari sulla racer di Valentino o del compianto Simoncelli... Io invece ho immaginato una moto un po’ antica e anche moderna per Tazio: un modernissimo pilota del passato”.
Un’ispirazione che non sorprende chi sa che la carriera di Nuvolari iniziò nel 1920 quando, a 27 anni suonati, ottenne la licenza di pilota di moto da corsa. L’anno dopo vinse la sua prima corsa su una Della Ferrera e in breve divenne il pilota professionista più popolare in Italia. Un altro pilota, il giovanissimo Enzo Ferrari, lo soprannominò ”il campionissimo delle corse”. Fu vincente con Saroléa, Norton, Garelli, Indian e vinse su Harley-Davidson il Campionato Mantovano Motociclistico nel 1922. Divenne campione europeo con una Bianchi Freccia Celeste 350 nel 1925. Nello stesso anno si ferì in auto sulla pista di Monza; dopo una settimana ci ritornò ancora fasciato.

Non si reggeva in piedi ma, aiutato a salire in sella dai meccanici, vinse il Gran Premio...

Temerario e assetato di velocità com’era avrebbe sicuramente apprezzato la potenza del motore RevTech, quel minimo di comfort assicurato dalla sospensione pneumatica della sella e della forcella girder disegnata da Gallery che, non a caso, ricorda molto quello della gloriosa Bianchi. Con gusto ricercato e adeguate capacità tecniche Mirko Perugini non si limita a rievocare il passato ma sviluppa un esercizio di stile che ricorda le racer del primo dopoguerra. Oltre alle forcelle crea da zero un telaio essenziale, le cui misure ricalcano il Softail. Costruisce nella sua officina di Nuvolento anche il serbatoio del carburante e quello dell’olio, il manubrio, gli scarichi e quasi tutte le componenti che rendono unica la Tazio. Un’opera notevole, originale e armoniosa, nata tra il gennaio e il luglio del 2011 parallelamente all’attività di assistenza e customizing per cui è giustamente noto nel bresciano e nella scena nazionale. Ultimata giusto in tempo per volare a Sturgis, questa special dal DNAitaliano gli ha permesso di farsi apprezzare anche nella finale del campionato mondiale AMD.

Mirko ha strappato un dodicesimo posto nella classe Freestyle, forse al di sotto dei suoi reali meriti come affermano molti addetti ai lavori e persino numerosi suoi ”concorrenti”, ma non se ne dispiace affatto. La sua sfida è stata innanzi tutto tecnica, dato che ha costruito un sistema speciale per supportare il motorino d’avviamento usando una primaria a cinghia così come altri dettagli inediti. Ha realizzato una moto minimalista ma ben funzionante, quasi completa ad eccezione del faro posteriore.

Mirko non lo ha ancora montato, forse in ricordo dell’epica beffa che Nuvolari fece ad Achille Varzi nel 1930, sorprendendolo a fari spenti fino a superarlo, vincendo così la Mille Miglia. Meglio non mostrare la scia ai propri inseguitori...